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Residenza TerrArte 2019

PROGETTI RESIDENZIALI PER ARTISTI SINGOLI ANNO 2019

I RESIDENZA – Progetto residenziale I Notturni della Città – ARTISTA INDIVIDUATA TRAMITE BANDO: Giulia Vannozzi

Le giornate di residenza: 15 (quindici giorni) nel mese di ottobre 2019 – Ambito attività: Teatro di narrazione – Il progetto “Notturni della città” è un format che vuole realizzare uno spettacolo itinerante, da fare di notte, in auto, per quattro spettatori a replica ed un narratore. Il progetto vuole raccogliere e narrare, nei luoghi in cui sono avvenuti, i principali avvenimenti storici del ‘900 avvenuti in Bassa Sabina (storie di Resistenza, degli anni di piombo, storie di mafia…). L’automobile sarà il nostro teatro, mentre il mondo notturno che fluisce oltre i finestrini sarà la scenografia mutevole del nostro racconto. La macchina intesa come teatro fortemente e fisicamente vicino allo spettatore, intimo, a tratti sensoriale, dove con movimenti minimi potremo toccare la percezione degli spettatori e farla vibrare. Si viaggerà di notte perché quello è l’unico momento in cui siamo liberi di possedere il nostro tempo. Una fuga dalla produttività, a bordo di una banale automobile, come quella che usiamo tutti i giorni, si andrà per strade comuni, dove passiamo tutti i giorni, schiacciati in un tempo che ci viene scandito e concesso, una fuga dalla monotonia inamovibile del giorno dopo giorno, che il presente ci impone. Le vicende narrate sono state spesso dimenticate. La ricerca storica è realizzata non solo attraverso fonti bibliografiche o giornalistiche ma anche con interviste a testimoni diretti e si poggia sulla fondamentale collaborazione delle associazioni “Madri per Roma Città Aperta”, Libera, ARCI e l’ANPI.

 

II RESIDENZA – Progetto residenziale Quello dei lupi Francesca Camilla D’Amico

Le giornate di residenza saranno 15 (quindici giorni) suddivise nei mesi di giugno e settembre 2019 – Ambito attività: Teatro di Narrazione – L’idea progettuale è ispirata alla vita del biologo Paolo Barrasso (1949-1991). L’aquila si lasciava trasportare pigramente dalle correnti d’aria calda, sorvolando boschi e montagne, quando la sua attenzione fu attirata da qualcosa che luccicava. Un uomo con una strana antenna in mano attraversa la piazza di un piccolo paese sospeso tra le montagne. L’antenna attira anche la curiosità dei vecchi del paese e di un bambino, Simone, che scopre ben presto che quella non è un’antenna della tv, è un’antenna speciale che serve per cercare i lupi. Era il 1976 e di lupi, in Italia, ce ne erano rimasti circa un centinaio. Fu allora che, attraverso quella che fu chiamata dal WWF “Operazione San Francesco”, ci si metteva per la prima volta a lavoro per salvare il Canis Lupus Italicus, ovvero il Lupo Appenninico. La maggior parte di questi lupi si trovava in Abruzzo, fu del tutto naturale stabilire che quel territorio fosse eletto come base dell’operazione. In un piccolo rifugio di legno, situato su un passo montano e circondato da boschi di faggi e incanalato tra le montagne della Maiella e del Morrone, il giovane uomo con l’antenna restò per tutto il tempo della ricerca per studiare il comportamento dei lupi. Questo lo si poteva fare solo dopo che i lupi fossero stati dotati di radio collare e quindi bisognava prima catturarli…ma i lupi avevano imparato l’arte del silenzio, erano diventati ospiti indesiderati nella loro stessa casa, ma non la abbandonavano. Erano tempi in cui i cacciatori sparavano a tutto quanto si muovesse su quattro zampe. Così erano scomparsi cervi e caprioli, le prede naturali di lupi e orsi. Così erano finiti i camosci, i padroni incontrastati delle cime. Anche gli orsi, non se la passavano meglio degli altri. Questa è la storia di un ragazzo timido e silenzioso che coltivò ostinatamente un sogno, che lavorò tutta la vita per proteggere quell’antico rapporto tra gli esseri umani e la natura. E’ anche la storia dell’amicizia con un bambino che voleva scoprire i segreti dei boschi e delle montagne. La storia di Paolo e Orso, il fedele cane pastore abruzzese. E’ la storia del ritorno dei cervi e dei caprioli, delle lontre e dei camosci, è la storia del ritorno dei lupi, quando tutto ebbe inizio. A Fare da sfondo alla storia, una montagna che genera vita e che, a volte, la toglie. Nel 1991 la montagna, mentre Paolo era sulle tracce di un’orsa con il suo piccolo, si prese anche Paolo. Soltanto tre anni dopo si avvererà il suo sogno più grande: la nascita del Parco Nazionale della Majella, nato dal lavoro di Paolo attraverso la creazione di una consapevolezza dal basso, seminata in anni di lavoro umano e relazionale, di informazione, di narrazione della natura. Paolo aveva 42 anni nel ‘91, era un biologo che aveva sempre lavorato dietro le quinte, che non aveva avuto tempo di stare sulla scrivania a scrivere, tutto ciò che sapeva lo consegnava ad altri per far avanzare la ricerca. Fu così che alcuni di quelli che Paolo considerava amici e colleghi, sottrassero completamente a Paolo la proprietà intellettuale delle sue ricerche. Non venendo citato, non avendo firmato di suo pugno molti dei dati raccolti, la figura di Paolo venne presto dimenticata. Ma qualcosa ancora abita quelle foreste… Paolo Barrasso ci lascia le sue poesie, parole di luce e le sue fotografie, luce scolpita nel vento e nelle nuvole.

III RESIDENZA – Progetto residenziale Viaggio al centro della Luna – Valeria Pediglieri.

Le giornate di residenza saranno 15 (quindici giorni) nel mese di aprile e giugno 2019 – Ambito attività: Circo / Teatro Urbano. L’ispirazione è nata leggendo “Gli esploratori dell’universo” di Yambo, illustratore e scrittore dei primi del Novecento. Il progetto utilizza l’arte del fuoco, per cui si va alla ricerca di un luogo incandescente da portare in scena. In questo ha aiutato Verne, col suo racconto sulla discesa nelle viscere della terra. E con l’avvicinarsi del cinquantennale del primo uomo sulla Luna, ricordando Méliès, innamorandoci nuovamente dei suoi personaggi, dei costumi, delle sue visioni. Si vuole proporre un nuovo approccio al fuoco: la commistione tra l’elemento e il teatro di figura. Questo permette di realizzare creature fantastiche che fino a poco prima erano soltanto nel nostro immaginario.
Riflessione: quando uno spettatore assiste ad uno spettacolo di teatro di figura, ben presto si dimentica del manipolatore e non vede più i fili, in quell’attimo, crediamo venga abbandonato il pensiero razionale, per lasciar spazio ad un canale emozionale, intimo. Come forma di spettacolo si è scelto il di teatro di strada. Ci si rivolge ad un pubblico trasversale. La componente fortemente visuale è un’attrattiva per gli adulti, in particolare per gli appassionati del genere fantastico. Il gioco, una costante nello spettacolo, lo rende adatto anche ai più piccoli. La scelta musicale potrebbe attirare gli amanti della musica classica, essendo incentrata su composizioni orchestrali di fine Ottocento, autori come Johann Strauss, Maurice Ravel, Francisco Tarrega, ed in particolare Camille Saint-Saëns, le cui opere sembrano più di tutti vivificare le nostre creature fantastiche. Come idea scenografica c’è un piccolo carretto-quinta, per esigenze di cambi tecnici e per nascondere le varie sorprese.

IV RESIDENZA – Progetto residenziale con l’artista internazionale scelto tramite la rete BJCEM

Progetto Immigrati del mondo  – Matia Llupa, nato a Tirana (Albania). Artista selezionato tramite la rete di scouting della BJCEM – Biennale dei giovani artisti del Mediterraneo. Il giovane artista ha una formazione legata al teatro. Ha studiato presso l’Akademie e Arteve di Tirana e al Teatro Arsenale di Milano e lavorato in Italia ed Albania come attore in produzioni video e di teatro. – Le giornate di residenza saranno 15 (quindici giorni) nei mesi di settembre/ottobre 2019  – Ambito attività: Multidisciplinare – La scelta di collegarsi alla grande realtà della BJCEM – Biennale dei giovani artisti del Mediterraneo è motivata dalla convinzione che la presenza di un artista internazionale e multidisciplinare possa dare elementi di stimolo ed originalità al territorio in ambito culturale e sociale. Il Teatro delle Condizione Avverse, facendo parte di questa rete internazionale, vuole coinvolgere artisti diversi per cultura, lingua e tradizione e che comunque vogliano condividere la propria esperienza performativa in Bassa Sabina, riconoscendosi in un “iper” territorio ovvero il Mediterraneo. La Residenza si sviluppa da un progetto nato in Albania denominato “Immigrati nel mio Paese”. In base ai problemi attuali dell’Albania, le persone non sanno più se fanno parte del loro territorio o sono anche qua immigrati. L’interesse è quello di sviluppare il progetto in base a ricerche in un territorio sconosciuto. I temi che si vogliono indagare sono: il cambiamento prodotto negli immigranti che hanno scelto di ritornare in Patria e cosa provano quelli che hanno scelto di restare. Una ricerca di dimensione politica, storica e comunicativa. Territori che non ci appartengono su base culturale o politica ma ci appartengono come uomini e come parte del nostro grande territorio. Sul territorio della residenza si vuole lavorare attraverso incontri con i residenti, gli immigrati e gli artisti per condividere pensieri riguardo il tema del progetto. Le modalità di attuazione saranno la realizzazione di una performance, con uso di varie lingue, ed una installazione.